lunedì 12 luglio 2010

Dolomiti Superbike 2010: fatto il lungo

Anche per me è stata la prima volta con la DSB: tra dubbi ed incognite, pochi Km sulle gambe, scarsa dimestichezza con uscite lunghe (se si esclude qualcosa con la bdc) e qualche acciacco, ammetto che prima della partenza non ero molto convinto. L'idea del corto non mi attraeva, ma non avevo la certezza che il fisico avrebbe retto l'intera prova. Uno stop forzato di 11 giorni, causa fastidi alla schiena, mi aveva infatti costretto ad interrompere le uscite a meno di due settimane dalla gara e -dulcis in fundo- pochi giorni prima della stessa aveva fatto la sua comparsa una forma virale, tuttora in corso, di quelle che ti aspetteresti in ben altra stagione, tanto per essere chiaro... Ma sapevo che si sarebbe trattato soprattutto di una questione mentale: dopo lo stop forzato dei giorni scorsi non mi ero infatti perso d'animo, rimontando subito in sella: quasi 200 Km con 5050 m di salita in 3 uscite su 4 giorni mi rincuoravano parzialmente, facendomi pensare "posso farcela".
I dettagli salienti sono già stati abbondantemente trattati in diverse sedi, (griglie, orari di partenza, ingorgo iniziale, ristori, cancelletti, maltempo, terreno infido sul sentiero finale, ecc. ecc.), quindi mi limiterò a dire come ho vissuto questa gara. Con poco riposo e scarsa abitudine a montare in sella ad orari simili sono partito già stanco, arrancando dalla prima salita. Al ristoro di Pratopiazza, con il morale sotto i tacchi ed il sedere che doleva a causa della sella (non sempre fa di questi scherzi, ma quando attacca sono guai), mi sono lasciato andare ad un'esternazione sul genere "mai più"... Per fortuna c'è stato chi mi ha rincuorato, stimolandomi a proseguire (grazie Elisabetta), così mi sono "lanciato" (uso le virgolette considerato il traffico che c'era) in discesa verso Carbonin, su percorso già noto grazie a precedenti escursioni in zona. Al bivio di Dobbiaco dei 40 Km sono giunto in 2 ore e 08 minuti, iniziando a zigzagare con la bici a destra e sinistra come un folle senza meta (dove vado, cosa faccio?), ma in cuor mio già sapevo che avrei scelto i 119,9 Km.
La salita ai Baranci è stata duretta, ma il peggio doveva ancora venire. L'inferno della croda Rossa lo ricorderò infatti a lungo: sotto un sole cocente, con sedere dolorante che mi costringeva di tanto in tanto a smontare dalla bike e forze che sembravano venire meno, agonizzavo come un moribondo pensando "ma perchè diavolo non mi sono buttato sulla corta?"... Poi la delusione ha raggiunto l'apice una volta guadagnato il ristoro, tanto affollato quanto "povero" (a differenza degli altri, generalmente ottimi ed abbondanti). Riempire la sacca idrica non è stato così immediato e, subito dopo aver ripreso la gara, mi si è affiancata una compagna di squadra, la quale mi ha salutato calorosamente, chiedendomi "come va?". "Mah, avrei fatto meglio a buttarmi sul corto" ho risposto, e lei: "dai che ora dobbiamo riuscire a finirla". Altra botta di vita, altra ripartenza: giù in discesa sul tratto più rotto, più veloce che potevo (aiutato dai miei 140+140 mm) e poi, una volta giù, ecco i crampi: "bene" penso, "siamo a soli 60 Km e già arrivano i crampi (mai avuti prima d'ora in bici)... Mi fermo, scendo e aspetto che passino mentre le persone mi sfilano davanti. Per fortuna è accaduto a pochi metri dal ristoro, così ho potuto approfittare per un'altra pausa rigeneratrice. Da qui in avanti, sorprendentemente, mi sono sentito meglio. Ben oltre, poco dopo aver lasciato il ristoro degli 81 Km, ha iniziato a piovere bene, ma sapevo sarebbe successo... Bollettino meteo dell’organizzazione a parte, mi ero accorto già da tempo che stavamo andando incontro a braccia aperte ai nuvoloni, però a posteriori posso dire di aver benedetto la pioggia: sempre meglio dell'arsura precedente, della possibile disidratazione e della polvere sugli occhi (le lenti a contatto imploravano pietà ad ogni occasione). Bagnato fino al midollo ho intrapreso la penultima salita, rivelatasi sorprendentemente pedalabile, nonostante il sedere dolesse ancora a causa della sella, costringendomi ad altre soste per contenere il disagio. Pur contento nell’appurare la tenuta personale, iniziavo ad averne abbastanza, ma appena individuato il cartello -20 Km, in preda ad un mix tossico/masochistico/estatico, a stento ho trattenuto le lacrime, pensando tra me: "dai che la frego questa gara, dai che la frego... Ho fatto ben di peggio in bici!"... Deliravo pensando alle micidiali rampe della Carnia a me tanto cara, mentre mi buttavo in discesa a tutta, consapevole che nelle salite ho ben poche carte da giocare. Pensavo ad Elisabetta e ad altri bikers che conosco, chiedendomi dove fossero in quel momento. I saliscendi finali (che mi aspettavo, dopo aver letto sul forum in proposito) sono stati un tormento, tra fango, strappetti e stanchezza, ma proseguivo a lottare strenuamente, confortato dal fatto che le gambe reggevano... Poi sono arrivati i single finali: belli, mi stavano entusiasmando e consentendo di riprendere qualche posizione (non che avesse importanza, se non a livello di morale), ma la sorpresa era in agguato: a causa del bagnato ho perso la lente a contatto destra, che mi è scivolata sul viso senza che potessi fare nulla... In più le lenti scurissime degli occhiali non erano certo d'aiuto nell'ombra del bosco e con cielo coperto. Risultato: dopo aver invocato la fine della salite, ho iniziato a pregare perchè terminasse anche la discesa su single track (probabilmente per la prima volta in vita mia), in modo da poter giungere a Villabassa con le mie gambe e non in ambulanza. Per fortuna l'arrivo è avvenuto senza sorprese e, con grande soddisfazione personale, ho potuto dire: l'ho finita, fatta anche questa! L’obiettivo era questo, nulla più.
L'organizzazione è di quelle superlative, che non ti immagini, abituato a tutt'altro genere di eventi (non certo di tale portata); si vede che alle spalle ci sono tradizione, passione ed esperienza. Merita tornare nella splendida cornice delle dolomiti, che non mancavo d'ammirare rapito tra una giaculatoria e l'altra in gara...
Un sincero complimento ad Elisabetta per aver finito la gara (non è la prima volta che mi stupisce) ed un grazie enorme per avermi rincuorato nel momento di maggiore difficoltà, quando temevo di dover ripiegare sul corto.
Infine, un caro saluto a tutti quelli che ho incontrato e sentito, nell'auspicio che ci si ritrovi tutti a Villabassa per l'edizione 2011 della DSB!Marco

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