lunedì 3 ottobre 2011

Urcis 6 h 2011

Premetto subito che la 6 ore di Urcis è stata una scommessa personale, di quelle che potrei definire azzardate, considerando come sono andate le cose quest'anno dal punto di vista ciclistico e non solo. Il 2011 mi ha insegnato a prendere quello che viene con più umiltà e riconoscenza; perchè umiltà? Perché tante volte siamo portati a dare per scontato quello che facciamo, senza renderci conto che può bastare un nonnulla per sconvolgere completamente i nostri effimeri piani, solidi quanto una noce di burro lasciata al sole in una calda giornata estiva. Perchè riconoscenza? Perché la linea di confine tra un ritorno alla normalità e la caduta in una condizione irreversibile può essere davvero labile... A conti fatti posso dire di essere stato fortunato (ed aiutato), altrimenti non mi troverei certo a scrivere queste parole. Il 2011... Una stagione davvero strana e contradditoria, partita in sordina
nei mesi invernali, ingranata con più convinzione nel periodo primaverile (avere un obiettivo da raggiungere aiuta), interrotta bruscamente ad inizio giugno (2 mesi di astinenza forzata dalla bici, ma il periodo di lontananza dagli sterrati sarà di 120 giorni) e quindi ripresa, senza troppe aspettative, a partire dall'ultima giornata di luglio, ove ho rivissuto le sensazioni del principiante che monta in sella per la prima volta, senza sapere esattamente cosa lo attende. Da quel momento è stato un susseguirsi di uscite su strada, alcune delle quali invero molto belle, che mi hanno consentito di riprendere un pò di forma. Il ciclismo è tanto bello quanto impietoso: pedalare in condizione non ottimale significa trasformare una splendida uscita in un calvario. Non che i Km accumulati prima dello stop fossero inutili, ma in questi casi non resta che pazientare e perseverare, sapendo che la costanza premierà... E così, quasi 1500 km in due mesi (suddivisi tra molte uscite solitarie ed altrettante in compagnia di Elisabetta) mi hanno permesso di tentare l'azzardo di cui alla premessa, ovvero tornare a provare una gara. Se in giugno mi avessero detto che ad inizio ottobre avrei gareggiato su sterrato non ci avrei creduto, ma ora posso metaforicamente scatenare il mio urlo liberatorio (mi piace pensare che somigli a quello di Rob Halford nel primo break della celebre e devastante Painkiller), esorcizzando con esso tutte le tensioni accumulate in questi mesi, ora sostituite da una certezza: sono tornato in sella!
Ma intendiamoci, questo ritorno non è tutta farina del mio sacco: fosse stato per me, non mi sarei certo iscritto alla 6 ore di Urcis, proseguendo quasi certamente nella prudente attività bitumara fino a quando il freddo mi avrebbe costretto ad una scelta: fermarsi (non è nel mio stile) o tentare finalmente gli sterrati, indispensabili per proseguire a pedalare durante i mesi rigidi. Elisabetta, che talvolta dimostra di possedere una forte spinta motivazionale, mi ha proposto questa manifestazione, quindi il merito va assolutamente a lei.
Prendere parte alla 6 ore di Urcis comportava una lunga trasferta in auto (a conti fatti sono risultati oltre 730 Km), l'inevitabile pernottamento in hotel (rivelatosi quasi surreale), la fatica di una gara tutt'altro che semplice e dell'interminabile rientro... Non certo incoraggianti queste premesse, ma ogni dubbio si è dissolto una volta giunti sul posto: l'atmosfera festosa del paese, la presenza di molti partecipanti, un'organizzazione impeccabile e un'ottima giornata di sole (praticamente ancora estiva), hanno creato la condizione ideale per vivere una splendida domenica di sport ed aggregazione. La correttezza dei partecipanti lungo il percorso, spesso raccomandata ed assolutamente indispensabile in questo genere di manifestazione, non è mai venuta meno, così come la simpatia e la cordialità degli organizzatori (quelli presenti al ristoro avrebbero motivato e risollevato anche il più avvilito); il tutto per stemperare le fatiche di un percorso non difficile dal punto di vista tecnico, ma assai faticoso (praticamente senza punti in cui rifiatare) e molto più vario di quel che si potrebbe immaginare, per quanto concerne la guida ed i tipi di terreno. Ottima anche la festa finale con spiedo, premiazioni e lotteria, a coronamento di una stupenda giornata di festa. Più che per la prestazione (comunque inattesa ed appagante), sono contento per essere riuscito a pedalare fino in fondo senza avvertire acun tipo di conseguenza e quindi desidero ancora una volta ringraziare tutti coloro i quali mi sono stati vicino in questo periodo, a partire da Elisabetta: senza di lei a quest'ora avrei scritto tutt'altra storia!

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